Gli alberi…

Ondeggiano,\r\n\r\nguarda come ondeggiano,\r\n\r\ngli alberi.\r\n\r\nLe lingue delle foglie\r\n\r\nnon mormorano\r\n\r\nsu nessuno.\r\n\r\nDicono soltanto\r\n\r\nsì, no, sì,\r\n\r\nalla pace\r\n\r\ndel mezzogiorno,\r\n\r\nal vento irato\r\n\r\ndi quaresima\r\n\r\nche le spoglia.\r\n\r\nCiondolano,\r\n\r\ncome bimbi assonnati\r\n\r\n- che sognano? -\r\n\r\nciondolano\r\n\r\ngli alberi.

La conchiglia…

Forse non ti sono necessario,\r\n\r\nnotte; dalla voragine totale\r\n\r\nsimile a una conchiglia senza perle\r\n\r\nsono stato gettato sulla tua riva.\r\n\r\n \r\n\r\nDi schiuma gonfi impassibile le onde,\r\n\r\ncanti scontrosa;\r\n\r\neppure lamerai, lapprezzerai,\r\n\r\nla bugia dellinutile conchiglia.\r\n\r\n \r\n\r\nLe giacerai accanto sulla sabbia,\r\n\r\nla indosserai come la tua pianeta,\r\n\r\ntenacemente unite intreccerete\r\n\r\nlimmensa campana delle increspature,\r\n\r\n \r\n\r\ne le pareti della fragile conchiglia\r\n\r\ncome il guscio di un cuore inabitato\r\n\r\nriempirai dei sussurri della schiuma,\r\n\r\ndi pioggia, nebbia, vento…

Dormono le grandi ci…

Dormono le grandi cime\r\n\r\ndei monti,\r\n\r\ne i dirupi e le balze,\r\n\r\ne i muti letti dei torrenti;\r\n\r\ndormono quanti strisciano animali\r\n\r\nsopra la terra nera,\r\n\r\ne le fiere montane e le famiglie\r\n\r\ndelle api;\r\n\r\ndormono i mostri giù nel fondo\r\n\r\ndel buio-ceruleo mare,\r\n\r\ndormono gli uccelli\r\n\r\ndalle lunghe ali distese.

Mai la Natura contem…

Mai la Natura contemplata cessa di stupirci misterica, di restituirci -quasi specchio ancestrale- la perduta, tradita Immagine e Somiglianza divina: natura naturans, disse Spinoza, e natura naturata…E cioè, il nostro Dio creatore e il suo mondo creato: Deus sive Natura. Il principio e la ragione di tutti i mutevoli aspetti delluniverso, e la molteplicità, appunto, delluniverso. Le cose derivano dunque da Dio -soggiunge Spinoza- "non però dallarbitrio di una sua antropomorfica volontà, che sarebbe come dire dal suo capriccio, ma dalla sua assoluta natura"…\r\n\r\n( Plinio Perilli, da "Melodie della terra" )

Il seme della pioggia…

Lungo argini rosei\r\ndi pietre grandi e arse\r\nritorna il mare in questo tempo\r\ne la parola terraquea, flessibile\r\nmisura dispiegata\r\neternità in effigie\r\ncome lala grigiastra che oltrepassa\r\ne il soffio che saspetta\r\nda più lontano, vorticoso inizio.

Luce chiara di prima…

Luce chiara di prima-primavera\r\nguida i miei passi\r\nnel deserto della città\r\ndove alberi di tiglio\r\naltissimi\r\nraggiungeranno il cielo\r\nfoglie appena nate\r\nvolano celesti sui rami neri.

Vasto era il mare…

Sul vascello calò la notte intera\r\ne dormirono accanto i marinai.\r\nLe onde tacquero sulle fiancate,\r\nlontano, il giorno, come una campana.\r\nIl cielo era caduto sulla tolda\r\ncome una pietra, le sartie bucavano\r\nlaria indistinta delle stelle, i lumi\r\nattizzavano il sonno, gravitava\r\nsulla barca il silenzio come loro.\r\nQuella notte, due spanne di terra\r\nsotto un mare di tavola salmastra,\r\nscese una luna a spicchi, come unostia\r\nsu ciascuno di loro.\r\nSe venne il giorno, non si aprì la vela\r\nnè si mossero i remi, si dormiva\r\no si sognava solo che la luna\r\nscendesse sulla tolda, nella serra\r\ndei corpi che la barca dondolava.\r\nNessuno, me compreso, scese a terra.